SYSTEMATIC CHAOS - Dream Theater ~ Musica Ascoltata
sabato 13 settembre 2008

SYSTEMATIC CHAOS - Dream Theater

Con questo album i Dream Theater ritrovano finalmente una vena creativa che nei lavori precedenti andava a singhiozzo. La sensazione è che abbiano una volta per tutte messo da parte certe scelte stilistiche che sembravano non tanto dettate da precise intenzioni artistiche bensì espedienti per dimostrare quanto fossero belli e bravi. Stiamo parlando di un nome che calca le scene da un ventennio e, nonostante qualche cambio di line-up, la caratura tecnica non è mai stata messa in discussione, di conseguenza è inutile insistere con certe dimostrazioni di forza, così come è anche inutile da parte di chi ascolta, perdere ore in inutili discussioni sulla necessità o meno di inserire un certo assolo, di usare un certo tempo, di allungare o accorciare certe partiture.
I Dream Theater hanno fatto della tecnica musicale una ragione di vita, quindi chi afferma che i loro pezzi sono troppo tecnici mi lascia quanto meno perplesso. E` logico che lo siano, d'altronde nessuno chiederebbe a Frank Sinatra di limitarsi a suonare uno strumento e smettere di cantare.
Detto questo, se è vero che, come in tutti i precedenti, anche in questo album la tecnica la fa da padrona, è anche vero che la stessa è giustamente messa al servizio dello svolgimento dei brani, senza dare l'impressione, come è capitato in passato, di essere un puro esercizio di stile per i motivi detti sopra.
Systematic chaos è un album dalle tinte bibliche, direi quasi dantesche, per i temi trattati, di certo ispirati dagli avvenimenti internazionali degli ultimi anni in cui l'America è coinvolta in prima persona. I nostri cercano di dare voce alla loro maniera a una coscienza popolare sempre più stordita di fronte all'odio imperante che permea questa nostra epoca. Ne escono ritratti a tinte fosche, dove non c'è spazio se non per brevi sprazzi di luce, insufficienti a rischiarare una scena che, se proprio non si può definire pessimistica, risulta essere incerta, preoccupante, a tratti disperata.
Immagini ben descritte da testi non troppo contorti, in alcuni momenti ruvidi, si riscopre quella vena giustamente drammatico-teatrale, tipica di certi vecchi e ben riusciti lavori. I momenti prettamente strumentali sono come sempre devastanti, in questo album forse più che in tutti quelli passati o per lo meno si arriva molto vicino al punto di “sopraffazione” acustica, acuiti da una registrazione granitica. I suoni sono tutti ben bilanciati, anche se, come accade di frequente, chitarra e batteria vengono messi un po' troppo in risalto (sembra di vedere il buon vecchio Mike mentre picchia come un fabbro sui suoi tamburi trasparenti nel centro del palco, con quel fare da sbruffone scanzonato che, inutile dirlo, ci piace assai), dando la possibilità di gustare per bene gli arzigogoli che i nostri tracciano nell'aria con disarmante facilità.
Ripeto però che questo ormai non è più l'aspetto più evidente del gruppo. Sono passati i tempi in cui ci si scambiava i loro dischi dicendo, “senti questi, che manici!”, il tempo della maturità è ormai giunto e non ci resta che goderci il lavoro di un gruppo completo sotto tutti i punti di vista.

                              

Anno di pubblicazione: 2007
Titoli brani:

  1. In the presence of enemies - part I

  2. Forsaken

  3. Constant motion

  4. The dark eternal night

  5. Repentance

  6. Prophets of war

  7. The ministry of lost souls

  8. In the presence of enemies - part II

Ulteriori informazioni sui Dream Theater
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